mercoledì 10 giugno 2009

Galileo aveva ragione

ZENIT riporta un'ampia intervista a Mons. Melchor Sánchez de Toca, Sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Cultura, sul caso Galileo. Devo confessare di non aver mai approfindito la questione; ho letto, sí, molti articoli in materia, ma non posso dire che essi mi abbiano aiutato granché a chiarirmi le idee. Sono ancora alquanto confuso. Di una cosa sola sono certo: che ci troviamo di fronte a un mito. Il problema è che i vari tentativi fatti finora per "demitizzare" Galileo sono completamente falliti. Se voi leggete i diversi articoli pubblicati negli ultimi anni su Galileo, non ne troverete due che dicano la stessa cosa: ciascuno cerca di risolvere il caso da un punto di vista diverso; per cui, alla fine, non sai a chi dar retta.

Se devo essere sincero, ancora non ho capito per quale esatto motivo Galileo sia stato condannato. Quest'oggi Mons. Sánchez de Toca ci dice che Galileo aveva violato una precedente disposizione, aveva ottenuto fraudolentemente l'imprimatur per un suo libro, e che la teoria copernicana, sebbene non condannata come eretica, fu dichiarata contraria alle Scritture. Finora mi sembrava di aver capito che la colpa di Galileo fosse stata quella di aver preteso di interpretare le Scritture, di essere cioè sconfinato in un campo che non era il suo. A me sta bene tutto; vorrei solo che ci fosse un po' piú di chiarezza in materia.

In mancanza di tale chiarezza, non ci si può poi lamentare che la gente creda che Galileo sia stato imprigionato, torturato e bruciato sul rogo, nonostante che questo non stia scritto da nessuna parte. Quanto fatto dalla Chiesa in questi ultimi anni non ha scalfito minimamente la vulgata corrente; anzi, direi, non ha fatto altro che confermarla. Che cosa rimane, nella mente della gente, della revisione del processo a Galileo, voluta da Giovanni Paolo II? Che la Chiesa ha riconosciuto i propri errori e che il Papa ha chiesto scusa per la condanna di Galileo. Dunque, tutto ciò che si è sempre pensato a proposito di Galileo era vero! Anche il Papa ha dovuto ammeterlo!

Perciò, visto che ho le idee ancora un po' confuse sul caso Galileo, preferisco non entraci e non dire nulla. Vorrei però soffermarmi su un paio di aspetti, tra loro correlati, che secondo me meritano una qualche attenzione. Innanzi tutto, perché la Chiesa continua ad avere la coda di paglia sul caso Galileo, quando essa non era la sola a non condividere le sue posizioni, ma aveva dalla sua parte tutto il mondo scientifico dell'epoca? Come mai tutti se la prendono con la Chiesa e nessuno se la prende con gli scienziati di allora? Questo fatto dovrebbe farci riflettere: la Chiesa dovrebbe andarci piano a identificarsi con le teorie scientifiche proprie di ciascuna epoca, proprio perché si tratta di semplici "teorie"; la Chiesa farebbe meglio a rimanere nel suo campo (fede e morale) e lasciare che gli scienziati se la vedano fra loro. Andiamoci piano prima di affermare che certi risultati sono "scientificamente sicuri"; anche se lo fossero, non è compito della Chiesa ratificare le conclusioni scientifiche. Il rischio è che poi, con l'evolversi della scienza, la Chiesa ci perda completamente la faccia.

Per me è stata una novità apprendere — e questo è il secondo aspetto che volevo rilevare — che Galileo era perfettamente cosciente di tale pericolo:

«Galileo chiedeva che la Chiesa non condannasse la teoria copernicana, non tanto per timore della propria carriera professionale, quanto perché, se si fosse dimostrato in seguito che la Terra ruota intorno al Sole, la Chiesa si sarebbe trovata in una situazione molto difficile e si sarebbe ridicolizzata di fronte ai protestanti, e Galileo voleva evitare questo perché era un uomo cattolico sincero. Egli diceva: “Se oggi si condanna come eretica una dottrina scientifica, come è quella secondo cui la Terra si muove attorno al Sole, cosa succederà il giorno in cui la Terra dimostri di muoversi intorno al Sole? Bisognerà dichiarare eretici quindi coloro che sostengono che la Terra sia al centro?”».

La Chiesa avrebbe dovuto far tesoro di questa esperienza; e invece mi sembra che continui a ricadere nello stesso errore. Per la smania di essere al passo coi tempi (evidentemente ai tempi di Galileo era lo stesso), essa non si accorge di mettersi in una situazione estremamente rischiosa. I tempi cambiano velocemente; la storia travolge quelli che potevano sembrare i protagonisti delle epoche precedenti, ma la Chiesa rimane e diventa facile bersaglio delle nuove generazioni, che l'accusano di rimanere legata al passato. È ovvio che, vivendo nella storia, la Chiesa non possa fare a meno di adattarsi alle esigenze del proprio tempo; ma forse dovrebbe farlo con un certo distacco, senza compromettersi piú di tanto. Per esempio, per rimanere in campo scientifico, un certo atteggiamento eccessivamente benevolo verso l'evoluzionismo può essere alquanto pericoloso, perché un giorno quella teoria potrebbe essere confutata. La stessa morale, nello stabilire le norme dell'agire umano, dovrebbe forse prescindere da ipotesi scientifiche per nulla definitive (come p. es. la morte cerebrale). Piú in generale, possiamo notare come l'attuale rincorsa della Chiesa dietro la modernità, a parte il consueto ritardo, è piuttosto rischiosa perché già ora viviamo in un'epoca che si definisce "post-moderna". Riflessioni analoghe si potrebbero fare anche in campo storico-politico (nel rapporto con gli Stati o nell'adozione acritica di "verità storiche" non ancora del tutto verificate). La Chiesa, in linea di principio (è ovvio che poi bisogna fare i conti con la realtà), dovrebbe evitare di compromettersi piú di tanto; perché quel che oggi dice per compiacere il mondo, le verrà un giorno immancabilmente rinfacciato. Sí, in questo caso, Galileo aveva ragione.