giovedì 20 agosto 2009

Ancora su Ferrara e IRC

Un ex-alunno, David, mi ha scritto a proposito della proposta Ferrara. Vorrei condividere con voi il suo messaggio:


«Confesso che l’idea dello scambio proposto da Ferrara mi fa molta paura: parlo come un cittadino che dai 6 ai 14 anni ha frequentato la scuola pubblica, dai 14 ai 19 la scuola cattolica e dai 19 ai 24 un’università non statale.

Il pericolo è una vera e propria “ispanicizzazione” della società, con una minoranza (magari pure corposa), che è stata formata da Opus Dei, Legionari di Cristo, Gesuiti, Barnabiti ecc., e una grande maggioranza completamente priva di formazione religiosa. L’idea che gli insegnanti di religione giochino ad armi spuntate solo perché non danno voti “pesanti” è contraria allo spirito di questi programmi: ci sono migliaia di docenti di religione che stimolano i loro studenti a una ricerca seria su sé stessi e sulla religione cattolica e certamente non ottengono migliori risultati perché i loro insegnamenti sono accreditati. Il problema non sono i crediti: è un’illusione pensare che gli studenti seguano meglio perché il corso porta profitto. Non scherziamo: potremmo fare un elenco infinito di corsi seguiti poco o male indipendentemente dai crediti!

Mi pare invece che i corsi di religione cattolica abbiano un solo limite: sono al limite della filosofia, come contenuti, mentre in realtà un vero corso di Catholic Studies deve riguardare la storia, la storia dell’arte, l’architettura, le scienze sociali ecc. Come possiamo parlare del cattolicesimo in Italia senza pensare alla sua eccezionale influenza artistica, per esempio? Ogni cattolico dovrebbe alzarsi in piedi col petto pieno di orgoglio perché in fondo i vari Caravaggio e Bernini, Michelangelo e Leonardo, Giotto e Cimabue sono “cosa sua”. La Chiesa non sarà “povera”, come certi sessantottini — ormai grassi e incanutiti — volevano ad ogni costo, ma offre a ognuno dei suoi figli lo spettacolo gratuito delle piú belle architetture barocche e gotiche, dei capolavori d’arte e degli organi piú possenti. E senza pagare il biglietto!»


La lettera su riportata non solo mi riempie di soddisfazione, perché David è stato, appunto, uno degli alunni, a cui ho insegnato religione per svariati anni (allora mi sembrava di perdere tempo; ma, a quanto pare, non è stato tempo sprecato), ma, oltre tutto, mi trova pienamente d’accordo.

Ferrara propone il modello americano, illudendosi che questo possa migliorare la situazione. In realtà, non farebbe che peggiorarla, portando alla polarizzazione ben descritta da David. Forse è per questo motivo che la Chiesa, edotta dalla sua esperienza plurisecolare e sempre con i piedi per terra, in certi casi accetta dei compromessi, che potranno pure lasciare a desiderare, ma che sono sempre meglio di altre soluzioni piú radicali.

È perfettamente vero che il seme gettato da tanti “disarmati” insegnanti di religione è un seme che, alla lunga, dà il suo frutto. Ed è forse proprio per questo motivo che gli anticlericali continuano a combattere l’IRC, nonostante la sua opzionalità: evidentemente si rendono conto della sua “pericolosità”.

Condivido l’osservazione di David circa il limite oggettivo dell’IRC cosí come esso è oggi impostato: lui dice che esso è “al limite della filosofia”. Ciò non è da disprezzare del tutto, in quanto, pur non essendo una forma di catechesi, esso stimola gli studenti alla riflessione sul significato dell’esistenza. Tale aspetto non può essere considerato estraneo alla formazione scolastica; anche altre discipline, quali la filosofia o la letteratura, perseguono la medesima finalità. Il problema è, dal mio punto di vista, la modalità di tale riflessione. Personalmente ritengo che la scuola non possa essere confusa con un centro di esercizi spirituali; essa deve, sí, stimolare i giovani alla riflessione; ma la peculiarità della scuola è di fare questo trasmettendo la cultura. Penso che anche l’insegnamento della religione cattolica non possa sottrarsi a tale legge fondamentale della scuola. Esso dovrebbe, dal mio punto di vista, svolgere un ruolo “ancillare” di supporto alle altre discipline: se si vuole capire la storia, la filosofia, la letteratura, l’arte, in una parola la cultura e la civiltà italiana, non si può prescindere dalla religione cattolica. Non è questione di essere credenti o non-credenti — questo non c’entra nulla — è questione di essere colti o ignoranti. Per questo dicevo, secondo me, la religione cattolica dovrebbe essere un insegnamento non-confessionale obbligatorio per tutti.