mercoledì 2 febbraio 2011

Parce sepulto!

Avrete notato che non parlo quasi mai del Padre Marcial Maciel Degollado, fondatore dei Legionari di Cristo. Gli unici riferimenti alla sua vicenda li feci nei primi mesi di esistenza di questo blog: 6 febbraio 2009; 31 marzo 2009; 21 aprile 2009 e 30 giugno 2009. In seguito ebbi l’impressione che si stesse praticando una sorta di accanimento contro di lui. A quel punto, nonostante le “prove inequivocabili” sul suo conto, preferii sospendere qualsiasi giudizio e rimanere fedele all’adagio virgiliano Parce sepulto! Ero rimasto male quando, ancora vivente, il Papa lo aveva condannato senza processo; mi sembrava ancora piú grave che si continuasse a dare addosso a un morto, che non aveva piú alcuna possibilità di difendersi.

Se avevo deciso di tacere — vi chiederete — perché ora torno sulla questione? Perché ha fatto scalpore l’intervento della Direttrice del portale Catholic.net, Lucrecia Rego de Planas, che ha scritto un articolo dal titolo «Marcial Maciel: “Una figura enigmática” para Benedicto XVI». La Signora, che fa parte del movimento laicale Regnum Christi, rileva nel caso Maciel una sorta di dilemma: «O Jesucristo fue un mentiroso o, si no, forzosamente hay algo que no se ha descubierto aún en los “testimonios inequívocos” que le mostraron al Papa (= O Gesú Cristo è stato un bugiardo, o, in caso contrario, ci deve necessariamente essere qualcosa che non si è ancora scoperto nelle “testimonianze inoppugnabili” che hanno mostrato al Papa)». Perché — direte voi — Gesú Cristo dovrebbe essere un bugiardo? Perché egli ci ha assicurato nel vangelo: 

«Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Cosí ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni» (Mt 7:16-18; il riferimento che appare nell’articolo della Signora Rego è errato).

Tale principio, che si fonda sull’autorità del Salvatore, è stato sempre adottato dalla Chiesa come criterio infallibile di discernimento riguardo ai vari fenomeni mistici e apostolici che si sono manifestati in essa attraverso secoli. Nel caso in questione sembrerebbe non applicarsi, dal momento che ci troveremmo di fronte a un albero cattivo (Padre Maciel) che ha prodotto frutti buoni (la Legione da lui fondata). Si è cercato di superare la difficoltà — e io stesso l’ho fatto — dicendo che Dio può servirsi anche di strumenti imperfetti per compiere la sua opera.

Vi dirò che l’articolo della Signora Rego non mi è piaciuto, soprattutto per il tono (per quanto sia possibile percepire il tono di un testo scritto in una lingua straniera), che mi sembra poco rispettoso nei confronti del Santo Padre. Devo però riconoscere che esso pone una questione reale: ci troviamo di fronte a un caso in cui emerge una patente contraddizione fra la parola del vangelo e la posizione della Chiesa. 

Qualcuno (si veda il post di Andrea Tornielli di ieri) sostiene che il problema sarebbe stato posto male: non è vero che ci sarebbero solo due alternative (o Cristo è bugiardo o Padre Maciel è innocente). Non si capisce però poi quale sia la terza possibilità, tanto è vero che alla fine Tornielli è costretto ad ammettere: «A questo non si risponde con qualche battuta in un blog e di certo non è in grado di abbozzare risposte il sottoscritto». A me sembra invece che, se il problema esiste (e questo lo ammette anche Tornielli), esso sia stato posto, per quanto brutalmente, in maniera corretta. Il contrasto, volutamente estremizzato dalla Signora Rego, serve proprio per farci prendere coscienza dell’esistenza del problema. Non credo che si voglia, semplicisticamente, assolvere Padre Maciel dalle pesanti accuse che gravano sul suo conto; penso che si voglia dire: andiamoci piano a condannare una persona in maniera sbrigativa e senza appello, soltanto perché ci sarebbero “testimonianze inoppugnabili”.

Personalmente, ho notato che finora si è sempre parlato di “testimonianze” e mai di “prove”. Chiedo: è sufficiente condannare una persona sulla base di semplici testimonianze? Tali testimonianze hanno poi trovato dei riscontri oggettivi, che permettano di considerarle credibili? Il fatto che si presenti qualcuno che si dichiara “figlio” di Padre Maciel è sufficiente a dimostrare che lo sia realmente? Chiedo ancora: è stato fatto il test del DNA per provare la reale paternità dei pretesi figli? Sia ben chiaro: non voglio fare polemica spicciola; pongo solo delle domande, dal momento che finora, nella valanga di gossip da cui siamo stati travolti, nessuno ha mai sentito il bisogno di chiarire certe questioni, che a me, semplice “uomo della strada”, non appaiono di secondaria importanza. Si dirà: ma non sta a te giudicare Padre Maciel! Certo, ed è proprio per questo che preferirei che tutto fosse trattato nel piú assoluto riserbo; ma, visto che nel mondo in cui viviamo siamo tutti resi partecipi di certi processi mediatici, quasi fossimo membri di una grande giuria chiamata a emettere una sentenza, gradirei essere informato su certi dettagli non irrilevanti.

In base alle informazioni che ci sono state fornite, che — si badi bene — indugiano finanche sui particolari piú scabrosi degli abusi che Padre Maciel avrebbe compiuto, ma tralasciano di riportare qualsiasi prova, non mi sembra che si possa emettere un giudizio definitivo. Se le uniche prove contro Maciel sono delle testimonianze, per quanto numerose e convergenti, potrebbe trattarsi di semplici calunnie (e ci sono tanti motivi che potrebbero giustificarle). Non sarebbe la prima volta che ciò avviene nella storia della Chiesa. È comunissimo che grandi santi siano stati ingiustamente calunniati. Gesú stesso è stato crocifisso come un bestemmiatore; ed era il Figlio di Dio. Giovanna d’Arco — ce lo ha ricordato il Papa la settimana scorsa — è stata condannata al rogo come una strega da un tribunale ecclesiastico; ed era una santa. E che dire delle accuse fatte a Padre Pio, a cui anche il Beato Giovanni XXIII dette credito? 

Sospetti infamanti circolavano anche alle origini del mio Ordine religioso e anche in quel caso ci fu una visita apostolica (1552), che “normalizzò” la situazione, imponendo la damnatio memoriae dei fondatori (Battista Carioni da Crema, Antonio Maria Zaccaria, Paola Antonia Negri). Ci vollero 350 anni per giungere alla canonizzazione dello Zaccaria (1897); ma le accuse furono talmente invasive che ancora oggi non si sono completamente dissipate le ombre sulle figure del Carioni e della Negri. La storia dovrebbe insegnarci a essere estremamente cauti nell’emettere giudizi definitivi, soprattutto quando si tratta di morti, che non possono difendersi. Sono convinto che il commissariamento da parte della Santa Sede possa fare molto bene alla Legione (come fecero bene a noi gli interventi pontifici alle nostre origini); ma sulle persone defunte, molto meglio stendere un pietoso velo di silenzio. Parce sepulto!